deborah mayfair |
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| “Ai nostri genitori, che ci hanno dato tutto”. Con queste parole si chiude The Namesake, l’ultimo film di Mira Nair, trasposizione dell’omonimo romanzo di Jhumpa Lahiri. Una storia deliziosa, allegra e triste al tempo stesso, che si snoda attraverso due generazioni: da un lato abbiamo i genitori, Ashoke (Irrfan Khan) e Ashima (Tabu), fortemente ancorati alle tradizioni bengalesi (in verità più lei di lui); mentre dall'altro ci sono i figli Gogol (Kal Penn) e Sonia (Sahira Nair), adolescenti nati e cresciuti negli Stati Uniti che devono confrontarsi con tradizioni indiane a loro estranee. Un elemento importante del film è il nome del figlio maschio, Gogol: il padre lo chiamo così perchè riuscì miracolosamente a salvarsi da un incidente ferroviario mentre leggeva Il cappotto di Gogol. Questo nome, nell'infanzia amato, diventa per l'adolescente motivo di vergogna e verrà cambiato nel "più accessibile" Nick. Questo sarà un motivo di allontanamento tra padre e figlio: vediamo come progressivamente il ragazzo si allontani dai genitori e dalle loro tradizioni, cosa inevitabile dal momento che studia in un'università americana ed è fidanzato con la graziosa e benestante Maxine (Jacinda Barrett). Un avvenimento tragico, la morte di Ashoke, farà sì che Gogol si riavvicini alla madre e alle tradizioni, lasciando Maxine e arrivando a sposare secondo tutti i crismi un'affascinante ragazza bengalese che ha studiato a Parigi, Moushumi (Zuleikha Robinson), che però si rivelerà piuttosto emancipata e mal rassegnata al matrimonio e tradirà Gogol con un suo ex-fidanzato. Alla fine Gogol capirà che l'importante non è tanto rispettare le tradizioni di famiglia, quanto stare vicini ai propri cari conquistando al tempo stesso la propria libertà individuale; cosa che metterà in pratica anche Ashima che, dopo la morte del marito, deciderà di trascorrere sei mesi negli Stati Uniti con i figli e sei mesi nella sua amata India, riprendendo le lezioni di canto che frequentava da ragazza. Un film gradevole e indimenticabile, con situazioni in cui tutti noi possiamo ritrovarci (nonostante la diversa cultura), dall'ottimo cast e dalla deliziosa colonna sonora (particolarmente la canzone di Susheela Raman sui titoli di coda).
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