Suspiria, di Dario Argento

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Suspiria92
view post Posted on 18/6/2007, 13:04 by: Suspiria92




Dario Argento dopo aver diretto la "trilogia degli animali" (L'Uccello dalle piume di cristallo, Il gatto a nove code e Quattro mosche di velluto grigio) con un notevole successo sia di pubblico che di critica, e il suo capolavoro "Profondo Rosso", gira il suo primo vero horror: Suspiria.
Certi elementi del "soprannaturale" e dell'"orrore" si potevano già notare solo nel suo precedente film del 1975, a causa dei feroci omicidi che sovrastavano la pellicola, oppure dalle predizioni di Helga, in cui sentiva una presenza omicida in sala dove stava tenendo una conferenza, però la storia e tutto il susseguirsi della vicenda erano tipicamente di genere "thriller" e "giallo".
Nel suo nuovo film, invece, cambia le carte in tavola: Suspiria ha le caratteristiche tipiche del horror, a partire dalla trama, dove l'illogicità e l'irrealtà prendono il sopravvento.

"Susy Benner decise di perfezionare i suoi studi di balletto nella più famosa scuola europea di danza: scelse la celebre accademia di Friburgo.
Partì un giorno, dall'aeroporto di New York, e giunse in Germania alle 22:45 ora locale".
Il film inizia proprio con queste parole, (una voce fuori campo) pronunciate dallo stesso Dario Argento, esattamente come il classico "C'era una volta..." delle fiabe. Infatti è proprio così: Argento per questo film, si è ispirato alle più famose fiabe in tutto il mondo, facendo diventare Suspiria la "fiaba horror" per eccellenza.
Basta pensare alla ragazza straniera, che si trasferisce in un nuovo paese, alla foresta tenebrosa, alla scuola di danza, teatro del male, al covo di streghe e a tanto altro ancora.
Susy è la figura del bene, timida, impaurita, innocente, vittima del male, dall'inizio è ostacolata dal maligno, dal demonio, fino al tremendo finale dove (come "Regina del Bene") tenta in mille modi di porre fine ai problemi.
Stupenda la fotografia, uno dei massimi punti forti della pellicola, qui Dario sfrutta in maggioranza il colore "rosso" (il rifugio della prima vittima, l'ascensore, l'accademia, il velo, il sangue), poi anche il verde (in particolare durante l'omicidio di Sarah) e il blu. E' una meraviglia per gli occhi, tanto che si potrebbe seguire il film anche a volume zero.
Peccato che se così fosse, non si potrebbe sentire la magnifica colonna sonora dei Goblin, ancora oggi si sente, ancora oggi piace e si, ancora oggi da' i brividi. Veramente agghiacciante, si sente davvero in ogni scena, o quasi, crea atmosfera, anche nei punti lenti: un semplice dialogo, una semplice camminata, trasformandoli in puro terrore.
Lodevoli gli attori, non eccelsi, ma tutti particolarmente in parte: da Jessica Harper, la protagonista Susy Benner (già vista nel piccolo gioiellino che è "Il Fantasma del Palcoscenico" di un Brian de Palma agli esordi), che con i suoi occhi da cerbiatto e con la sua aria da innocente è calata inaspettatamente nel suo ruolo, poi Stefania Casini, nel ruolo di Sarah la migliore (e unica) amica di Susy, decisa a risolvere il mistero a tutti i costi, passando per la perfida Mrs. Tunner, un’Alida Valli in gran forma come sempre (ritornerà nel seguito "Inferno" ma non con lo stesso ruolo), fino al bravissimo e povero Flavio Bucci, nel ruolo di un pianista cieco poi brutalmente assassinato. Cammei di Udo Kier e Miguel Bosè, apparsi in parti secondari.
Un film da una grande carica visiva ed emotiva, a partire dalla tensione, presente dai primi scioccanti minuti fino al finale di alta poesia. Gli omicidi straoridinari: dal primo duplice assassinio, coreogragato alla perfezione, e già qui si nota il tocco di Argento, perchè si possono osservare le mani dell'assassino, proprio come in altri suoi film. Di assoluta importanza è l'omicidio del cieco, dove Argento pone l’accento sulla paura del "non vedere", ma in assoluto il picco della tensione e dell'angoscia si trova nell'assassinio di Sarah, il più lungo e ansioso.
Ennesimo plauso agli effetti speciali, dove nel finale esplodono con una potenza assoluta, ed infine, si deve parlare assolutamente della perfetta regia di Dario Argento, inquadratura non una uguale a un'altra, riprese e piani-sequenza indimenticabili, un grandissimo lavoro.
Notevole importanza è data dagli animali: dal pastore tedesco che azzanna Daniel, agli orrendi vermi che cadono dal soffitto delle camere.
Capolavoro!

"La sfortuna non è data dagli specchi inclinati, ma dai cervelli inclinati".

VOTO: 10
 
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21 replies since 5/6/2007, 19:04   954 views
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