The Illusionist, di N. Burger

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CameraObscura
view post Posted on 18/4/2007, 17:46 by: CameraObscura
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giuda

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Ambientato nella Vienna degli inizi del XX secolo, THE ILLUSIONIST, tratto da un racconto di Steven Millhauser, è la storia di una passione amorosa (di Eduard Abramovitz, al secolo, l’illusionista Eisenheim, nei confronti della bella contessa Sophie, promessa sposa del principe Leopold, erede al trono austriaco) e di come questa possa scontrarsi con una realtà ostile ed uscirne vincitrice, grazie all’ausilio delle arti magiche e dell’illusionismo.
Nonostante si possano riscontrare delle similarità, facendo un raffronto - pressoché superficiale - con il precedente (in realtà, successivo) THE PRESTIGE, THE ILLUSIONIST vive di luce propria e sono molti gli elementi che portano a tale constatazione. Se l’ambientazione temporale delle due pellicole si discosta di qualche anno, il film in esame presenta diverse peculiarità che lo differenziano. A livello narrativo, le vicende di THE ILLUSIONIST si diramano in modo lineare per poi giungere ad una conclusione inaspettata con finale a sorpresa, benché il regista Neil Burger abbia dato la possibilità allo spettatore di intuire qualcosa nella seconda metà del film

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l’unico indizio potenzialmente rivelatorio è quello del presunto medico della famiglia reale, in realtà il mago, maestro di Eisenheim
. Poca cosa, comunque, per capire esattamente quale piega possa prendere il film, anche perché solo lo spettatore più attendo ha modo di accorgersi che
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il dottore è il mago amico di Eisenheim
; per tutti gli altri si crea la sensazione di
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aver già visto quell’individuo, ma il ricordo non è abbastanza nitido per capire
. Quindi, Burger gioca bene le sue carte, e come Eisenheim fa con i personaggi con i quali interagisce (il poliziotto incredulo, il principe ereditario e il pubblico del teatro), il regista fa con gli spettatori in sala. Il poliziotto è il personaggio focalizzatore di tutta la vicenda: lo spettatore guarda la storia dal suo punto di vista e si sorprende e si compiace della risoluzione dei fatti. Bellissima, a mio modesto parere, l’immagine del poliziotto che
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sorride pensando a come Eisenheim sia riuscito ad “illudere” tutti
, immagine che mi ha strappato un sorriso.
Ad un livello più prettamente tecnico, THE ILLUSIONIST presenta altre particolarità degne di nota. A cominciare dalla scelta di dare un’atmosfera cupa e misteriosa al film grazie all’uso dell’iride in chiusura, effetto di transizione molto utilizzato all'epoca del muto per indirizzare lo spettatore a focalizzare l'attenzione su un determinato personaggio o elemento, ma andato in disuso con l’avvento del sonoro. Questo effetto ci proietta nell’epoca in cui si svolgono i fatti, dandoci l’”illusione” che il film sia proprio girato in quegli anni.
Altri elementi interessanti sono le scenografie, ricostruite con molta precisione, i costumi di alta fattura e la colonna sonora, firmata da Philip Glass, che contribuisce a creare l’alone di mistero che avvolge tutta la pellicola. Ulteriore elemento di merito è la volontà – sebbene appena accennata – di trattare la lotta fra classi (Eisenheim è figlio di un ebanista ebreo, mentre la bella Sophie è aristocratica).
Passando al cast – forse l’aspetto più riuscito del film – un plauso particolare va ad Edward Norton, credibilissimo illusionista, Paul Giamatti, simpaticissimo poliziotto e Rufus Sewell, talmente verosimile, da risultare odioso.
In sintesi, THE ILLUSIONIST, a mio modo di vedere, riesce nelle sue intenzioni di film d’intrattenimento, ma anche di circuizione dello spettatore. L'illusionismo (su di me) ha avuto effetto.

 
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