deborah mayfair |
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Visto ieri sera. Nel secondo capitolo di questa sua trilogia ideale, Del Toro (come già ne La spina del diavolo) alterna elementi sovrannaturali e fantastici con avvenimenti politici riguardanti la Spagna. Il risultato è una storia avvincente, nonchè una fiaba dal sapore triste e malinconico, con un finale che contiene in sè diversi livelli di lettura e che ci mostra due dei maggiori archetipi presenti nelle fiabe: il primo è che l'avventura vissuta dalla protagonista rimane sospesa tra sogno è realtà (rimane il dubbio che la bambina si sia immaginata tutto), il secondo è che la vita vera comincia solo dopo la morte e il regno fatato rappresenta una sorta di dimensione "altra", una sorta di al di là (è l'anima della bambina che si reca in quel regno, non il suo corpo). Una situazione di questo tipo si può trovare anche in romanzi come Lilith di George MacDonald o l'ultimo romanzo delle Cronache di Narnia di Lewis. Oltre agli evidenti richiami a Goya, anche io ho notato la citazione a Shining, ma il film conteneva in sè anche qualcosa di Alice nel Paese delle Meraviglie. Mi è piaciuto molto, forse ho preferito di poco La spina del diavolo.
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