District 9, di Neill Blomkamp (2009)

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Moon Scythe
view post Posted on 22/10/2009, 23:27 by: Moon Scythe




Ovviamente in questo film la metafora emerge evidente come rappresentazione, com'è ovvio che lavori su due diversi versanti: metamorfosi e contaminazione.
SPOILER (click to view)
Per quanto concerne il primo aspetto mi sembra evidente che si assiste ad una duplice metamorfosi: da una parte assistiamo alla trasformazione fisica e “mentale” del protagonista, dall’altra ad una “desquamazione” delle inquadrature (macchina a mano, videocamera di cellulari, telecamere di sicurezza). Mentre il protagonista segue un percorso di redenzione (da rappresentante del potere a vittima, da portavoce a simbolo del martirio più o meno volontario), le inquadrature scivolano dallo stile mockumentary ad uno più classico scelto come modo più idoneo per “raccontare” una più o meno genuina redenzione del protagonista. Mentre uno stile da intervista-tv sia adatto a rappresentare il punto di vista del potere, o meglio dei media manipolati dal potere, la tendenza a scivolare in una tecnica più collaudata è perfettamente adatta a gestire questo percorso di uscita dal "buonismo" ipocrita di chi detiene le leve del punto di vista omologato. Il ribaltamento semantico del luogo comune mostro=male in umano=male è bene evidenziato dall’assunzione di un punto di vista asimmetrico: potere che cerca di dimostrarsi oggettivo in quanto documentario (tv), degrado che cerca di mostrarsi in quanto soggetto della visione (fiction). Insomma, noi siamo il male e l’alieno, ciò che ci spaventa, ciò che ci terrorizza, è il bene. Poco importa che il film ci trascini ad identificarci (anche se sommariamente e non del tutto) nelle peripezie del meschino Wikus, poco importa che le nostre simpatie cadano sui corpi da gambero degli alieni. In effetti la ricostruzione mentale dei “gamberoni” ci trascinerebbe in supposizioni ipocrite come ad esempio il pensare che potrebbero gestire le loro uova in un modo più igienico. Non è così perché il momento della gestazione e della nascita, l’attesa e il controllo del nascituro che rappresenta per noi “umani” un momento intenso e poetico, romantico e suggestivo, viene ribaltato in una putredine di carne in decomposizione che emana vapori mefitici. Il nascituro dell’alieno è distante anni luce dall’immagine pulita, stereotipata, che ci viene presentata dai media. In effetti anche il nostro “modo” (parto) non sarebbe scevro da momenti poco “salubri”, ma la cultura e la cura della “razza” (igiene, malattie, ecc.) ci ha condotti a concepire il momento della nascita come un momento “pulito” (il bebè nella culla profuma sempre di buono). Come allineare la nostra identificazione con i feti marcescenti degli alieni? Qui il film mette in evidenza un’ipotesi di contaminazione. Infettandosi Wikus contamina il proprio corpo, comincia a cibarsi dello stesso cibo dei “gamberoni”, la sua stessa carne entra nei desideri cannibaleschi dei nigeriani che vorrebbero assorbire il potere e la perizia rendendo in tal modo onore al valore e alle capacità acquisite (far funzionare le armi aliene) dal grande guerriero (nuovo status di Wikus). La carne dell’alieno, che se mangiata non trasforma in cannibali, emergendo nel corpo di Wikus trasforma l’uomo in cannibale. Quindi contaminazione della carne, ma anche contaminazione della tecnica che segue e sottolinea questo percorso all’interno della malefica covata (all'interno della bella città e dei bei palazzi tutto vetro e pulizia degli umani si nasconde l'atrocità della tortura e della vivisezione) e soprattutto progetto intertestuale che lega il film (e la sua evidente metafora del razzismo) ad una ibridazione culturale. Ovviamente non intendo dire che District 9 inviti a desiderare il modo di vivere dei gamberoni. Le immagini inducono casomai a considerare l’opportunità, attraverso la contaminazione (o almeno indossando un braccio alieno), di allargare i propri orizzonti, guardando oltre i limiti della tridimensionalità e persino della quarta dimensione. Questo vuol dire che mentre per i modi di girare un film possiamo ipotizzare modalità e tecniche ancora da esplorare, per la metafora possiamo immaginare un percorso ad esempio che trascini l’umanità a comprendere non solo la cultura e le usanze delle razze (neri, bianchi, asiatici…) ma anche delle altre specie (animali, alieni?). La struttura deve essere il corpo della differenza.
In contrapposizione a questi aspetti che più che metaforici definirei in tutto e per tutto di denuncia, sbalordisco sempre di fronte alla sconveniente scelta spudorata e più che aspettata di "alieno con sembianze umane" da cui la mente umana non riesce a distaccarsi. Creare il corpo dell'alieno con tutte le funzioni umane e sovrapporlo ad una figura a noi conosciuta (quella dell'unico corpo che conosciamo meglio, perchè ci appartiene) è un errore che ci caratterizza da sempre, e di cui non ci sbarazzeremo facilmente.
Per altro ci sono piccoli punti non meglio definiti che mi hanno lasciato sconcertata. L'alieno che capita "per sbaglio" sulla terra (questo piccolo inconveniente che non viene fatto presente in alcun modo nel film), recuperato dall'umano che poi vuole sbarazzarsene. L'alieno completamente soggiogato che altro non desidera se non tornare nella propria patria.
Quindi inevitabilmente diventa presenza scomoda. E da qui un continuo susseguirsi di clichè e scene scontate. Credo possa essere giustificata la tattica dell'uomo di spostare semplicemente l'alieno da una zona all'altra senza mandarlo mai via (perchè così è autorizzato a sopravvalere trattando l'estraneo come l'ospite che è - in questo caso indesiderato - e quindi autorizzato a farne carne da macello, seguendo la linea scientifica dell'evoluzione con esperimenti e vivisezioni).
Ma perchè il clichè dell'alieno, unico nella sua specie, che poi diverrà co-protagonista di Wikus? L'unico esemplare che riesce a fare un ragionamento di rapporto causa-effetto. Ciò inevitabilmente porterà a tutt'un'altra serie di clichè che sembrerebbero inevitabili a questo punto. L'umano cinico sulla falsa riga di un pacifista che si scopre al pubblico per quello che è, uno sprezzante essere umano razzista, che però, in seguito alla conoscenza dell'alieno, e ovviamente dopo la mutazione (quindi traducibile come sfruttamento) comincia a provare sentimenti nei confronti di quest'ultimo, sentimenti che porteranno lo stesso umano a salvare l'alieno, auitandolo a scappare per raggiungere il proprio pianeta che verrà a distruggere il presente.


Edited by Moon Scythe - 23/10/2009, 01:58
 
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