Vicky Cristina Barcelona, di Woody Allen

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Moon Scythe
view post Posted on 27/11/2009, 14:49 by: Moon Scythe




“Vicky Cristina Barcelona” è un un bel film. Più carino di quanto possa sembrare di prim'occhio secondo il mio parere.
Un film scritto e diretto con enorme padronanza espressiva.
C'è da premettere che a me Woody Allen non ha mai convinto granchè, e non so dare particolari spiegazioni. Ma Allen in questa versione catalana non mi è dispiaciuto...
Partiamo dunque dal titolo (per una volta non deformato in chiave grottesca dalla traduzione italiana). Il titolo del film racchiude in un’economica e fulminante sintesi i tre protagonisti del film stesso. Vicky (Rebecca Hall): puro alter-ego alleniano, un meraviglioso Woody in gonnella e senza occhiali. Realista, nevrotica, insicura, americanissima. Cristina (Scarlett Johansson): incarnazione archetipica del burroso ideale femminino alleniano. Bella e sciocca, carnosa e infantile, fasulla figura di (posticcia) intellettuale à la page, insulsa nella sua smania di atteggiarsi eppure in grado di esercitare un fascino irresistibile su qualsiasi individuo di sesso maschile le capiti a tiro. Anche lei: americanissima. Infine Barcellona: la capitale ispanica, vera terza protagonista del film, non solo set a cielo aperto. Con i suoi colori nazionali, i suoi suoni (le chitarre di flamenco), i suoi profumi, i suoi sapori. Barcellona e due americane quindi, al centro del vero (e più interessante) triangolo amoroso del film. Un triangolo tutto al femminile, saffico, questo sì intriso di amorosi sensi e di fascinazioni esotiche. Un triangolo che collega antico e nuovo continente. E’ la Spagna che avvince e ammalia con i suoi cromatismi accesi e con la sua passionalità focosa. Ma è anche la Spagna che parla una lingua incomprensibile
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“Non parlare spagnolo davanti a lei!”
per chiunque in quella terra non vi sia nato. E allora forse a ben guardare “Vicky Christina Barcelona” finisce paradossalmente per parlare più di America, che di Spagna. Perché l’America è il luogo che Allen conosce meglio. Perché la sua Spagna non è che una parentesi giallo-rossa tra due voli intercontinentali. Perché Allen, da americano, può permettersi di sorridere (dis)incantato e assorto davanti agli eccessi (e agli accessi, d’ira furente e pistolettate isteriche) di una cultura che non sarà mai la sua, che sente anzi lontana anni luce dalla sua sensibilità ma da cui si sente nonostante tutto profondamente attratto.

SPOILER (click to view)
E' un film - che per quanto possa sembrare irreale - ha dei vertici molto logici. E' basato sull'incoerenza e sull'indecisione/insoddisfazione perenne delle persone. Mostra come quasi sempre decidiamo di intraprendere la strada più facile rispetto quella più tortuosa, la strada che già conosciamo, sebbene possa renderci infelici, rispetto quella nuova. Perchè il rischio non è il nostro mestiere. E se dobbiamo scegliere di soffrire, preferiamo farlo per qualcosa che conosciamo, perchè possiamo pianificarci anche le sofferenze e le probabili soluzioni. O almeno, rischiare di perdere quello che abbiamo per tentare di avere una cosa che non è nostra e che probabilmente non lo sarà mai non è un rischio che siamo disposti ad affrontare. Per quanto surreale spiega i punti critici delle decisioni umane. Forse se non piace, bisogna analizzarlo con questa chiave di lettura....
 
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11 replies since 15/9/2008, 09:53   414 views
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