| La prima tentazione sarebbe quella di limitarsi a dire “V per Vendetta è la peggiore trasposizione cinematografica da un fumetto ed è un film di MERDA, non regalate soldi ai produttori e non andate a vederlo” e chiudere così la faccenda. Ma vincono il senso del dovere e l’esigenza di motivare affermazioni tanto drastiche.
Una delle classiche frasi che ci vengono sempre dette è che non bisogna mai confrontare il film con il libro o con il romanzo da cui è tratto; almeno per ora vorrei liquidare questa affermazione come stronzata e proseguire. Se si fosse voluta realizzare una qualsiasi pellicola futuristica, non ci sarebbe stato che l’imbarazzo della scelta fra le centinaia di sceneggiature originali a zonzo per le scrivanie dei vari produttori, senza bisogno di dissacrare il V originale. Invece i fratelli Watchowski (quelli di Matrix, per intenderci in breve) hanno sbandierato ai quattro venti un amore così profondo per l’opera di Alan Moore, un rispetto così totale per quello che io ritengo il più importante fumetto mai realizzato, che mi ero addirittura convinto che potesse nascere qualcosa di almeno decente. Le dure critiche e la dissociazione di Moore dalla produzione avevano raffreddato i miei entusiasmi e mi rendevo conto che i precedenti film tratti dalle sua opere non erano mai stati degni degli originali, ma mai mi sarei aspettato UN DISASTRO DI TALI PROPORZIONI.
È un fallimento che coinvolge e trascina nella miseria qualsiasi singolo aspetto di quest’opera. Le psicologie dei personaggi vengono profondamente violentate fino a minarne sia le motivazioni che la coerenza logica delle loro azioni, ogni singolo protagonista subisce un ridimensionamento a banale macchietta che naturalmente ha il suo colpevole vertice nel tratteggio della figura di V, ritratto (“il dolore nel mio cuore di fronte a certe visioni…” ma fammi il piacere) come un pazzo vaudevilliano pronto a discutere di massimi sistemi mentre ti cucina l’ovetto fritto con tanto di grembiule e strofinaccio sulla spalla. Il personaggio di Natalie Portman ovviamente non poteva “macchiarsi” di quanto descritto nel fumetto (era una 16enne che andava a prostituirsi per fame) e si riduce a diventare un umile ingranaggio in un meccanismo del quale non potrà mai comprendere le esatte dimensioni. Eliminate parecchie sottotrame e personaggi ritenuti probabilmente poco importanti per lo scheletro principale della vicenda, assistiamo anche allo stupro perpetrato sulla figura del leader politico che da uomo di statura follemente tragica diventa qui un banale leader nazistoide.
Ridotti i personaggi a manichini approssimativi buoni per ogni stagione si è passati a degradare la trama e i contenuti dell’opera mooriana, trasformando la vicenda nell’unico tipo di dramma e confronto che gli statunitensi (ma a quanto pare stiamo adattando anche noi le nostre sensibilità) riescono a comprendere: il Bene contro il Male. Ecco che V e il leader politico si trasformano negli ennesimi Luke Skywalker e Darth Vader di turno con tanto di popolazione che, ben conscia delle tremende bugie di regime (elemento di grave, insanabile rottura con la vicenda originale), stufa di vivere in ottimi salotti con tanto di megaschermi e ogni altro tipo di agiatezza, decide di ribellarsi e infine scendere in strada accanto al loro prode difensore dei diritti inalienabili. È quindi la solita minestra riscaldata, la consueta partita a scacchi a tratti confusa e quasi sempre compressa, e sappiamo già che in finale di partita il Bianco batte sempre il Nero.
Dimenticate il terrore, dimenticate la repressione, dimenticate le convincenti e martellanti manipolazioni da parte dei media e la violenza della polizia, oggi andrà in onda la rivoluzione da salotto, quella su megaschermi targati JVC mentre bevete una buona birra Heineken (sounds good). Le molotov vi verranno recapitate a casa insieme a tutta una serie di comodi, sgargianti gadget ultra cool e potrete così scendere in strada e spakkare anche voi il kulo al vostro poliziotto di quartiere, alla luce dei fuochi artificiali e sotto l’occhio delle telecamere che vi regaleranno il vostro quarto d’ora di fama anarchica.
Non solo la rivoluzione verrà trasmessa, ma ci saranno fior di costumisti e scenografi a cercare di griffare e rendere più presentabili i volenterosi combattenti.
Badate. Non è questione di disprezzare i vari combattimenti in bullet time o di non sopportare le scie dei coltelli, a quelli ero preparato ed ero già pronto a passarci sopra, fosse stato il prezzo da pagare per poter vedere trasposto V in maniera degna. Non è banale irritazione per alcune infedeltà e omissioni: è invece profondo sdegno per aver assistito a una programmatica e sistematica perversione dell’intero contenuto di un’opera che può essere frutto solo o di maliziosa volontà da parte degli autori o di loro totale incomprensione di quanto letto sulle tavole del fumetto. O sono idioti o l'hanno fatto apposta, in parole povere.
Le premesse per una situazione di regime totalitario vengono appena sfiorate, la popolazione non appare mai vessata o affamata e tanto meno manipolata, il cittadino medio è estremamente critico e sospettoso nei confronti del sistema, i media non vengono controllati e sono in grado di criticare e deridere il leader politico (la scena del programma satirico è imbarazzante oltre ogni immaginazione) e l’indagine di polizia procede a singhiozzi schizofrenici fra momenti in cui ogni documento segreto è disponibile a tutti e istanti in cui il tiranno riesce a nascondere ogni prova a chiunque.
Laddove la “fotografia” nel fumetto era plumbea e asfissiante qui è ricca di toni caldi e freddi a seconda delle situazioni, lì dove i costumi erano anonimi e poveri qui si cede allo sfarzo e al gusto e al posto delle scenografie austere e grigiastre abbiamo interni da mensile d’arredamento high tech e salotti lussuosi con tanto di bat-rifugi. Inutile poi stare a evidenziare ogni abisso di sceneggiatura che si apre intorno ai Watchowski quando cominciano ad amputare sottotrame ed eventi, passando fra minuzie come l’evasione di V dal campo di concentramento (come sono avvenute quelle esplosioni? Ha dei superpoteri?) fino al progressivo decadimento di certi simboli (le rose, per esempio) o personaggi (Finch, privato di tutto il background…).
Se questo è amore per l’opera di Moore, se questo è interesse a voler trasporre i disegni su uno schermo, invito autori e produttori ad andarsi a ripassare la lezione dei vari Rodriguez, Burton o, al limite, persino Sam Raimi. Perché per ora ci ritroviamo con un enorme giocattolone kitsch che sembra narrare le moderne avventure di un pazzo a metà strada fra Zorro e Cyrano de Bergerac che esce di scena fra scoppi, trionfi e una folla festante. Tutte offese troppo grandi per rimanere neutrali e giocare a fare i critici compassati.
Ringraziamo la JVC per gli stupendi televisori ammirati in tutto il film, la Heineken per la birra e l’imprescindibile DELL senza i cui computer ordinabili per posta il cattivo tiranno non potrebbe combinare un bel niente.
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