Ferro 3 - La casa vuota, Kim Ki-duk

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arihagne
view post Posted on 9/1/2007, 18:05 by: arihagne




Questo topic lo dedico a Deborah Mayfair (so che ti piace il film... l'ho visto ieri, l'ho amato anch'io e non ho resistito ad aprirne il topic... ;)...)

Ferro 3 - La casa vuota
(Binjip)

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Fonte scheda

Un film di Kim Ki-duk.
Con Hee Jae, Seoung-yeon Lee.
Genere Drammatico, colore, 90 minuti.
Produzione Corea del sud 2004.
Sito del film

Fonte Trama

Trama ridotta

"Tae-suk viaggia sulla sua moto alla ricerca delle case vuote in cui stare per un po’. Porta dopo porta, incolla volantini sulle serrature di tutte le case. Successivamente si intrufola nelle case in cui il volantino non è stato tolto, a dimostrazione del fatto che gli inquilini che la abitano sono assenti.
Tae-suk vi rimane fino a quando i proprietari non rientrano, ma non ruba mai nulla dalle case che abita temporaneamente. Vi rimane solo a fare la guardia per qualche giorno, aggiusta oggetti che non funzionano più e lava persino la biancheria sporca. Infine, prima di andarsene, rimette tutto a posto come prima. La cosa si ripete varie volte, fino a quando un giorno non entra in una casa lussuosa in cui incontra la donna del suo destino – una donna sposata di nome Sun-hwa, che soffre imprigionata in un matrimonio con un uomo che non ama più e che la maltratta..."

Trama estesa

"Tae-suk viaggia sulla sua moto alla ricerrca di case vuote su cui stare per un po'. Porta dopo porta, incolla volantini sulle serrature di tutte le case. Successivamente si intrufola nelle case il cui volantino non è stato tolto, a dimostrazione del fatto che gli inquilini che le abitano sono asssenti.

Tae-suk vi rimane fino a quando i proprietari non rienrano, ma non ruba mai nulla dalle case che abita temporaneamente. Vi rimane solo a fare la guardia per qualche giorno, aggiusta oggetti che non funzionano più, e lava persino la biancheria sporca. Infine, prima di andar via, rimette tutto a posto come prima.

La cosa si ripete varie volte, fino a quando un giorno non entra in una casa lussuosa in cui incontra la donna del suo destino - una donna sposata di nome

Sun-hwa, che soffre imprigionata in un matrimonio con un uomo che la maltratta. Mentre Tae-suk si aggira per la casa, Sun-hwa si nasconde nell'oscurità e, non vista, lo osseva silenziosa. Inizialmente ha paura di lui, ma quando lo vede impegnato a riparare una bilancia rotta, capisce che non si tratta di un ladro e continua a rimanere nascosta per poterlo osservare.

Quella notte, Tae-suk si sveglia di soprassalto, spaventato perché ha scoperto Sun-hwa intenta a spiarlo. Immediatamente si appresta ad andarsene, ma il telefono squilla all'improvviso: è il marito di Sun-hwa. Suo malgrado ascolta la conversazione e capisce che la vita matrimoniale di Sun-hwa costringe la donna in una situazione insostenibile. Sun-hwa lo guarda come se lo volesse supplicare di salvarla, ma Tae-suk si gira e va via.

Già lontano sulla sua moto, Tae-suk non riesce a dimenticare lo sguardo implorante della donna. Più cerca di dimenticarla, più la donna gli ritorna alla mente. Allora decide di tornare indietro e la osserva in silenzio parlare al telefono con il marito. La donna scoppia in un pianto inconsolabile, poi fa il bagno. Tae-suk la guarda per un po', poi mette della musica per consolarla e le fa trovare abiti e bianchera puliti. Sun-hwa intuisce che Tae-suk è tornato indietro per lei e inizia a sentirsi a suo agio. Ma quelle sensazioni piacevoli hanno vita breve, perché il marito ritorna a casa e la tratta male, cercando di costringerla con la forza a far l'amore con lui. Nel vedere ciò, Tae-suk va su tutte le furie. Afferra la mazza da golf n.3 e lancia alcune palline in direzione dell'uomo, che viene colpito più volte. Con l'uomo reso inoffensivo, Tae-suk e Sun-hwa fuggono via insieme.

Insieme alla sua nuova partner, Tae-suk riprende la solita vita, attaccando volantini alle porte ed entrando nelle case vuote insieme alla donna. In ogni casa, come al solito, Tae-suk prepara da mangiare, fa le faccende domestiche e aggiusta cose rotte. Sun-hwa lo osserva attenta e per la prima volta avverte una sensazione di conforto, come se fosse finalmente a casa. Tae-suk vede che Sun-hwa gradualmente ritrova il sorriso e poco alla volta le si affeziona. I due avvertono ciascuno il dolore e la solitudine dell'altro e finiscono per innamorarsi.

Un giorno, in una delle case, scoprono il cadavere di un uomo anziano. Tae-suk e Sun-hwa gli preparano una dignitosa sepoltura e cominciano a vivere nella casa ormai vuota, come se fosse loro, ma l'idillio dura poco. Un giorno il figlio dell'anziano defunto, non essendo a conoscenza dell'accaduto e convinto di trovare l'anziano genitore, scopre che il padre è morto e che i due vivono nella casa del defunto. Immediatamente chiama la polizia e li fa arrestare. Tae-suk è accusato di assassinio, violazione di domicilio e rapimento, mentre Sun-hwa è costretta, malgrado la sua volontà, a riprendere la sua terribile vita matrimoniale. Sun-hwa spera con tutte le forze che Tae-suk venga rilasciato al più presto, ma mentre si trova in prigione, Tae-suk trova un modo molto originale e segreto per riportare la gioia nella vita della sua amata."

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Fonte critiche

Critica 1
(di Mattia Nicoletti)
"Il regista Kim Ki-Duk è un'entità anomala nel panorama cinematografico. Prima di giungere alla pittura, suo più grande amore, ha svolto lavori di ogni tipo, e il suo incontro con il cinema è avvenuto solamente negli ultimi anni, senza aver avuto alcuna esperienza o formazione in merito. Di conseguenza una sua opera è sempre un'esperienza magica e sensoriale.
Abbandonati la valle sperduta e la casetta galleggiante del monaco, della favola morale Primavera, estate, autunno e inverno e... ancora primavera, il regista coreano torna ai giorni nostri per raccontare il tema della solitudine e dell'amore. Tae-Suk è un giovane che trascorre le sue giornate entrando nelle case lasciate vuote occasionalmente dai proprietari. Dorme sul divano, si fa la doccia, lava i panni, aggiusta gli oggetti che non funzionano, gioca a golf e si scatta fotografie da solo con la sua camera digitale. Tutto con una leggerezza quasi ultraterrena. Un giorno, entrando in una casa, si accorge c'è una ragazza, Sun-hwa, che ha dei segni di maltrattamenti sul viso. Sono i continui litigi con il marito. Tae-suk, la prende con sé, per vagare insieme nelle case degli altri, e condividere questo strano modo di vivere che trasforma, lentamente, la loro amicizia in amore. Un evento inaspettato li allontanerà, ma non per sempre.
Ferro 3 descrive la solitudine dei protagonisti, eliminando il dialogo, limitato alle grida fredde dei personaggi di contorno, e lasciando parlare i silenzi dei sinuosi movimenti di Tae-Suk. Sembra volare negli spazi, così come era sospesa sull' acqua dell'irreale lago, la casa del monaco nel film precedente.
I gesti che compie nelle sue giornate sono il suo divertimento, il trascorrere del tempo di una persona che vive da sola, e che nella vita non ha dimenticato uno degli elementi più importanti, la curiosità. La curiosità, desiderio che spinge verso l'ignoto, fa incontrare poi le due lune, per dare origine a un amore quasi angelicato, nel quale comunicare è muoversi, affascinare è sfiorarsi. Per giungere poi, all'ultima sequenza del film, in cui l'occhio artistico del pittore dipinge l'amore, sentimento magico, impalpabile come l'aria.
Il tocco del regista coreano ci ha regalato un altro film, piccolo e immenso allo stesso tempo, narrando i sentimenti con la fantasia e la leggerezza delle emozioni. "


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Critica 2
(di Tullio Kezich)

"Salvo errore, la formula del «film sorpresa» fu inaugurata una trentina d’anni fa al festival di Avoriaz per creare curiosità intorno a una pellicola inserita in programma all’ultimo minuto. Da allora ogni tanto qualcuno riprende il giochetto e così ha fatto la 61ª Mostra presentando in concorso Binjip, l’opera più recente del regista coreano Kim Ki-duk. Si tratta dell’autore del bellissimo Primavera, estate, autunno, inverno... e ancora primavera, ingiustamente trascurato l’anno scorso dalla giuria di Locarno; ma forse i soloni del Lido si comporteranno in modo diverso.

In questo piccolo film, realizzato in cento giorni, i due protagonisti sono praticamente muti. Lee Seoung-yeon gira col motorino per attaccare pubblicità sugli usci delle case, in modo da scoprire attraverso la mancata rimozione del cartiglio le dimore disabitate nelle quali infilarsi. Da un «nido del cuculo» all’altro, il giovane incontra la modella Jae Hee, mal maritata con un tipo manesco. Proseguendo in coppia il surreale itinerario, Lee e Jae finiscono nei guai quando in una delle case visitate trovano un cadavere. Accusato di omicidio, bastonato dalla polizia e chiuso in cella, il giovane scopre la dimensione mistica del «non esserci» e avvalendosi di tale conquista può ricongiungersi all’amata sotto il tetto coniugale in barba al marito che non lo vede.

È una metafora paradossale che nel corso di un’ora e mezza si dipana coniugando con rara eleganza leggerezza e profondità. Studente d’arte a Parigi, Kim Ki-duk sta nel solco della visionarietà di Antonioni che tuttavia personalizza con una tonificante dose di ironia e una spiritualità orientale. Vedi nel protagonista il rituale, emblema di disciplina e pulizia interiore, di lavare la biancheria e riparare gli oggetti nelle case occupate.

Fuori concorso è passato La damigella d’onore di Claude Chabrol. Forse è il caso di riconoscere finalmente, sul piano di una revisione critica della Nouvelle Vague, che Chabrol viene collocato in una nicchia troppo inferiore. Godard sarà un dio e Truffaut una leggenda, ma il loro copain (il quale nel 1958 aprì la strada a tutti con Le beau Serge) è un instancabile narratore di storie che parafrasando i sacri modelli dell’adorato Hitchcock sa riscattare con tocchi autoriali la banalità del film di genere. Di rado premiato in quanto «commerciale», Chabrol è in realtà un benemerito contrabbandiere del cinema-cinema nel grigiore dei programmi «da festival». Interpretato dal bravo Benoit Magimel in coppia con la diabolica Laura Smet, La damigella d’onore si assapora senza mai guardare l’orologio."
Da Corriere della Sera, 9 settembre 2004


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Critica 3
(di Luigi Paini)

"Il golf è la sua passione. Anzi, la sua ossessione, insieme alle “visite” nelle case di persone che non lo conoscono. E davvero uno strano tipo il giovane protagonista di Ferro 3 - La casa vuota, diretto dal coreano Kim Ki-duk. Nessun mestiere, nessun posto sicuro nella società. Un essere misterioso, un quasi-fantasma che s’insinua nella vita degli altri, sfiorandola appena. Una volta individuato un appartamento vuoto, apre con perizia la porta, e per alcune ore diventa il padrone assoluto del campo. Mangia, dorme, guarda la tv e, soprattutto, pulisce le cose dell’ospite inconsapevole. Alla fine tutto è lindo e in, ordine, come se nessuno fosse mai passato.
Perché fa così? Non è dato saperlo. Così come non si sa perché, tra un’incursione e l’altra, si diletti con la mazza da golf, allenandosi in continuazione. Un tipo tanto strano ha bisogno, per socializzare, di incontrare un’altra persona altrettanto fuori dal comune. Ed eccola appari. re: è la moglie vessata di un uomo cattivo, testimone involontaria di una delle sue “imprese”. Due mondi assolutamente eccentrici entrano in contatto, ed ‘è amore a prima vista. Lui continua a visitare nuovi appartamenti, lei, che si è chiusa in un assoluto mutismo, lo segue fedelmente, partecipando addirittura agli strani riti del ‘compagno.
In punta di piedi, quest’uomo e questa donna sfiorano appena il vivere sociale. Chiedono qualcosa, anche se non sanno bene che cosa. Offrono uno sguardo diverso, un desiderio di vita vera, un’ansia profonda di comunicare, espressa, paradossalmente, dalla loro completa, angosciante afasia. E il film, accompagna questo faticoso cammino di conquista del verbo, tra scatti di violenza e stupite sospensioni. Cinema del disagio, con una finestra aperta su un possibile riscatto."
Da Il Sole-24 Ore, 2 gennaio 2005


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La Casa vuota
di Kim Ki-duk
Fonte

"Esco dalla mia casa.
Mentre sono fuori, qualcun altro entra nella mia casa vuota e ci vive.
Mangia cibo dal mio frigorifero, dorme nel mio letto, guarda la mia TV.
Forse perché si sente in colpa, aggiusta la mia sveglia rotta, fa il bucato, mette tutto in ordine e poi scompare.
Come se nessuno fosse mai stato lì…

Un giorno entro in una casa vuota.
Sembra che non ci sia davvero nessuno, così mi spoglio, mi faccio un bagno, preparo da mangiare, faccio il bucato, aggiusto una bilancia e mi esercito a golf nel giardino di casa.
Nella casa c'è una donna scoraggiata, spaventata e ferita che non esce mai e piange.
Mostro a lei la mia solitudine. Ci capiamo senza dire una parola, scappiamo via senza dire una parola.

Mentre scegliamo in quale casa vivere, ci sentiamo sempre più liberi.
Nel momento in cui sembra che la nostra sete di libertà si sia placata, restiamo intrappolati all'interno di una casa buia.
L'uno resta in una casa fatta di nostalgia.
L'altro impara a diventare un fantasma per nascondersi nel mondo della nostalgia.

Ora che sono un fantasma non ho più voglia di cercare una casa vuota.
Ora sono libero di andare nella casa in cui vive la mia amata e darle un bacio felice.
Nessuno sa che sono lì.
Tranne la persona che mi aspetta…
Qualcuno arriva sempre per la persona che aspetta… Arriva di sicuro… dalla persona che aspetta…

In questo giorno del 2004 qualcuno aprirà il lucchetto che blocca la mia porta e mi renderà libero.
Avrò cieca fiducia in questa persona e la seguirò ovunque, non importa dove o cosa ci succederà…
Verso un nuovo destino…

E' difficile dire se il mondo in cui viviamo è sogno o realtà."

Agosto 2004, Kim Ki-duk in una casa vuota

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Non ho parole.
L'ho visto stanotte... incantata dal silenzio... dalla poesia di ogni gesto... dalla tenerezza del sentimento che lega i suoi protagonisti... dall'armonia tutta orientale che calibra ogni atto, ogni movimento...
La danza del carcere, a un primo sguardo mi son detta "ma che sta facendo ?"... ed era invece la disciplina che avrebbe aiutato Tae-Suk a trovare il modo di vivere a fianco all'amata...
Poetico, surreale, simpatico... commedia o drammatico... forte indecisione...
Unico.
Dà risposte a domande non dette, mai concepite anzi, ammutolisce ogni verbo e consola cuori feriti...
Bellissimo.



 
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18 replies since 9/1/2007, 18:05   684 views
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