Taxi Driver (id.), Martin Scorsese, 1976

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CameraObscura
view post Posted on 30/11/2006, 14:41 by: CameraObscura
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Taxi Driver (id.)

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Regia: Martin Scorsese

Sceneggiatura: Paul Schrader

Personaggi e interpreti:
Travis Bickle (Robert De Niro)
Betsy (Cybille Sheperd)
Iris (Jodie Foster)
Sport (Harvey Keitel)
Wizard - Mago (Peter Boyle)

Un ex Marine, reduce dal Vietnam, fa il tassista di notte e ne vede di tutti i colori in una New York lercia e violenta.

Dopo Mean Streets, pellicola ambientata per le "strade basse" di Little Italy, famoso quartiere di New York, Scorsese torna a mostrarci la sua amata/odiata città, uno dei temi cardine della sua filmografia.
Taxi driver ci presenta un antieroe, un reduce del Vietnam, insonne e chiuso in se stesso (simbolo di un'America allo sbando), che si fa assumere come tassista per dare un volto ai propri demoni interiori. E così, ogni notte attraversa le strade di una New York sporca, ma dotata di grande fascinazione ("fascination" è la scritta che campeggia su un'insegna luminosa accanto alla quale passa il taxi di Travis), ed entra in contatto con tutta una serie di strani personaggi: il candidato a senatore Palantine, al quale fa un discorso parecchio contraddittorio; l'uomo paranoico e allucinato (Martin Scorsese, qui in un cameo gustosissimo) che vuole uccidere la moglie fedifraga; la giovane prostituta, Iris, che, in un momento di lucidità, vorrebbe "fuggire" dalla sua misera condizione. Travis conosce anche una donna affascinante ed intelligente, tale Betsy, che, però non è abbastanza perspicace da capire il tassista. L'ex marine vorrebbe aiutare sia Iris che Betsy e comincia la metamorfosi: si chiude nella sua topaia e cova sentimenti di vendetta verso Palantine (che sfrutta Betsy) e il magnaccia di Iris (che la tiene legata a sè e ai suoi sporchi affari, non facendole vivere gli anni più belli dell'adolescenza). La metamorfosi di Travis non è solamente interiore: si taglia i capelli (acconciatura da mohawk) come un vero combattente e dà libero sfogo alla sua ira verso una città laida, metafora di una società corrotta.
L'adesione psicologica e fisica di Bob De Niro al protagonista è davvero sbalorditiva! Scorsese utilizza spesso angolazioni distorte per inquadrare New York proprio per imprimere un senso di sbandamento, smarrimento e solitudine. La fotografia rende adeguatamente l'immagine di una New York puzzolente (i fumi che si alzano dai tombini) e sporca, ma anche sorprendente (i giochi di luci e ombre delle insegne luminose). La colonna sonora, poi, firmata dal maestro Bernard Herrmann è avvolgente e, a tratti, inquietante, proprio come il film.
Un capolavoro!

Voto: 10 e lode! :woot:


Lo sapevate che...
A metà degli anni Settanta, mentre si trovava in Italia per le riprese di Novecento di Bertolucci, Bob ricevette una sceneggiatura di Paul Schrader in parte ispirata alla vicenda di Arthur Bremer, uno psicopatico che nel 1972 aveva attentato alla vita del governatore dell'Alabama George Wallace. Al di là dello spunto di cronaca, il cuore delloscript di Taxi Driver era autobiografico, originato dalla profonda crisi esistenziale in cui era precipitato il talentuoso sceneggiatore:in seguito al fallimento del proprio matrimonio, Schrader aveva cominciato a soffrire di insonnia e a esorcizzare i fantasmi notturni tra cinema porno e passeggiate nelle strade più malfamate, popolate da prostitute e tossicodipendenti. La parabola di dannazione e redenzione del tassista Travis Bickle incontrò l'entusiasmo di Scorsese, che nel 1972 aveva già diretto De Niro in Mean Streets.
Per calarsi nei panni di Travis, De Niro si sottopose a una preparazione puntigliosa,dettata dal suo famigerato perfezionismo oltre a studiare il comportamento dei lupi dello zoo per imitarne l'attegiamento selvatico e guardingo, l'attore prese la patente di tassista e girò per New York. Durante questo apprendistato in incognito, fu riconosciuto da un passeggero che, impietosito dal fatto che il vincitore dell'Oscar come migliore attore non protagonista in Il Padrino - Parte II fosse finito a fare il tassista, gli elargì una lauta mancia. La lavorazione del film, durata 40 giorni, filò tutt'altro che liscia: lo sciopero dei netturbini newyorkesi e il caldo afoso funestarono parte delle riprese, conferendo però una patina di realismo al clima di disfacimento morale e materiale che pervade la città.
La scena del "you talkin' to me?" [stai parlando con me?] è improvvisata.



Edited by Blacksnow - 2/8/2009, 21:16
 
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