Il gioiellino, Regia di Andrea Molaioli

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amosgitai
view post Posted on 7/3/2011, 11:02




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Titolo originale: id.
Nazione: Italia
Anno: 2011
Genere: drammatico
Durata: 1h50m
Regia: Andrea Molaioli
Sceneggiatura: Andrea Molaioli, Ludovica Rampoldi, Gabriele Romagnoli
Fotografia: Luca Bigazzi
Musiche: Teho Teardo
Cast: Toni Servillo, Remo Girone, Sarah Felberbaum, Fausto Maria Sciarappa, Lino Guanciale, Vanessa Compagnucci, Lisa Galantini, Renato Carpentieri, Gianna Paola Scaffidi, Maurizio Marchetti, Igor Chernevich, Jay O. Sanders, Adriana De Guilmi, Alessandro Adriano, Roberto Sbaratto, Alessandro Signetto, Walter DeForest, Brett McClelland

Trama
Amanzio Rastelli è il patron di una potente multinazionale del settore alimentare quotata in Borsa. Ha creato attorno a sé un team di amici e parenti fidati, nonostante molti di loro non abbiamo conformate capacità per gestire un tale impero. Inadeguato ad affrontare le difficoltà del mercato, la multinazionale s’indebita sempre di più. La soluzione al problema è quanto mai sporca: falsificazione di bilanci, vendite gonfiate, collusione con politici. A farne le spese di questa bomba pronta a scoppiare sono i piccoli risparmiatori.

Recensione
“ll gioiellino” è il racconto del crac Parmalat, il più grande scandalo finanziario mai commesso da una società privata in Europa. Un’associazione a delinquere che tra aggiotaggio, conti inventati, collusioni politiche, società fittizie, corruzione, azioni gonfiate, falso in bilancio ha bruciato i risparmi di migliaia di famiglie. Nel frattempo, i “grandi” imprenditori si dilettavano tra feste, aerei privati e partite delle squadre di calcio di loro proprietà.
Andrea Molaioli, al suo secondo lavoro dopo il pluripremiato “La ragazza del lago”, sceglie di raccontare una delle peggiori nefandezze del capitalismo italiano distaccandosi da ogni polemica, critica o giudizio. Per rendere chiara la cosa, “Il gioiellino” non fa alcun riferimento esplicito ai personaggi del crac Parmalat pur riferendosi inequivocabilmente ai suoi protagonisti. Il primo è il patron di Parmalat, qui Leda, Calisto Tanzi, nel film Amanzio Rastelli. Il secondo è Fausto Tonna che diventa Ernesto Botta, ragioniere che ideò il piano criminale finalizzato a coprire, finché fu possibile, il buco di milioni di euro. Un uomo capace di dire, nella realtà oltre che nella finzione filmica, “Auguro a voi e ai vostri familiari una morte lenta e dolorosa”.
“ll gioiellino” racconta, dunque, un pessimo esempio di capitalismo italiano, diverso da quello espresso dalla americana Enron, dove i rapporti con i dipendenti erano dettati dall’utile e dalla produttività. Leda è un’azienda, in fin dei conti, a gestione familiare fondata su valori (di facciata) figli di una coscienza compiacente di individui inadeguati al ruolo.
Molaioli e gli altri due sceneggiatori Ludovica Rampoldi e Gabriele Romagnoli concentrano la propria attenzione sui personaggi più che sulla storia in sé. In primis, questo genera un po’ di confusione e un certo imbarazzo negli spettatori, e non sono pochi, che non conoscono la storia del crac Parmalat né le dinamiche finanziarie, pulite o sporche che siano, che si celano dietro i grandi gruppi industriali. Per comprendere bene tutti i passaggi de “ll gioiellino” è necessaria una buona conoscenza delle dinamiche dell’alta finanza. I personaggi sono, perlomeno, descritti in modo ben dettagliato. Rastelli è il patron che si è fatto da sé ricevendo in eredità dal padre un salumificio trasformato nel tempo in un impero del latte e derivati (oltre ad altre società, controllate dalla Leda, operanti in altri settori). Un uomo incapace di riconoscere il confine tra i lecito e l’illecito, o meglio, di plasmarlo a suo comodo. Pian piano, quell’uomo dalla facciata di cristiano devoto, lascia uscire fuori tutta la sua infamia arrivando a discolparsi accusando il proprio figlio e gli altri suoi collaboratori. Botta, invece, è tanto immerso nel suo gretto maschilismo e nella sua assiduità al lavoro da non riuscire a vedere la realtà dei fatti. Infine, c’è Laura Aliprandi, nipote del patron, una fredda e intraprendente giovane laureata con tanto di master talmente astuta da far parte della truffa salvando se stessa quando era ancora possibile, giustificandosi con la frase “tanto lo fanno tutti”. Tra Botta e Aliprandi nasce poi una strana, e poco convincente, storia di sesso (e a modo suo, d’amore) che riescono a dimenticare non appena si ritrovano impegnati in altri progetti lavorativi.
Poco riuscita la gestione dei personaggi secondari, in particolare del figlio e la moglie di Rastelli che apparendo in scena in modo fugace non vengono utilizzati come varianti di una storia che poteva e doveva essere osservata da più punti di vista. La stessa figura di Laura Aliprandi poteva offrire un interessante parallelo emozionale del tracollo finanziario.
“ll gioiellino” può sicuramente vantare un buon cast. Seppur lontano dalla fascino dei suoi precedenti personaggi (Titta Di Girolamo de “Le conseguenze dell’amore”, il commissario Sanzio de “La ragazza del lago” e il senatore a vita Andreotti ne “Il divo”), Toni Servillo incarna quell’uomo ambiguo che disprezza gli inglesismi ma impara l’inglese, detesta la sua assistente ma se la porta a letto. Un idealista pronto a tutto per realizzare il suo sogno. Ogni aspetto di questo personaggio traspare in modo assiomatico negli sguardi e nei silenzi dell’attore casertano che dicono più di mille parole. Meno intensa l’interpretazione di Remo Girone nei panni di Rastelli. Positiva, invece, la prova di Sarah Felberbaum alla sua prima importante presenza. Un’attrice che, fascino a parte, si farà sicuramente largo nel mondo del cinema.
Efficaci, come già mostrato nel precedente film di Molaioli, le musiche di Teho Teardo: un crescendo incalzante che si allinea alle funeste e fraudolente attività della ditta.
“ll gioiellino”, con i suoi pregi ed i suoi difetti, è un film importante perché porta alla luce una delle pagine più vergognose dell’economia italiana. Un film che, però, molti difficilmente riusciranno a seguire con partecipazione ed entusiasmo. Peccato, perché tutti siamo vittime di quella economia.

Voto: 68%

Tratto da CINEMAeVIAGGI
 
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