I fratelli Coen reinterpretano una vicenda classicamente western con la loro consueta dose di ironia, confezionando un'opera che può essere compresa appieno solo da chi conosce la loro filmografia.
Sotto una vicenda apparentemente semplice e moraleggiante in cui il bene combatte contro il male infatti si nasconde la consueta visione caotica e nichilista:
i "cattivi" non sono poi così cattivi, in qualche occasione si comportano perfino con una certa correttezza; i "buoni" sono decisamente peggiori, dedicandosi all'omicidio con una certa spensieratezza (Cogburn) o quanto meno dimostrandosi abissalmente stupidi (La Boeuf); la protagonista Mattie Ross è una stronzetta avida, bigotta e assetata di sangue.
Il fatto che l'apparente semplicità dello schema narrativo sia solo una copertura si intuisce da due elementi del finale:
1- Mattie, dopo aver affrontato pericoli inenarrabili, perde un braccio per il morso di un serpente. Un incidente assolutamente casuale, che ricorda quello subito da Cigurh in Non è un paese per vecchi.
2- La scena finale si svolge in un circo, quasi a segnalare che anche tutta la vicenda era una grossolana finzione.
Come di consueto la regia è perfetta, così come le interpretazioni degli attori (con un Jeff Bridges sempre al centro della scena).
