White Oleander, Peter Kosminski

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arihagne
view post Posted on 13/7/2006, 00:22 by: arihagne




White Oleander
Oleandro bianco
di Peter Kosminski


http://www.cinefile.biz/oleand.htm


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Titolo: White Oleander - Oleandro Bianco (White Oleander)
Regia: Peter Kosminsky
Sceneggiatura: Mary Agnes Donoghue
Fotografia: Elliott Davis
Interpreti: Alison Lohman, Michelle Pfeiffer, Renée Zellweger, Robin Wright Penn, Patrick Fugit, Billy Connolly, Noah Wyle, Cole Hauser, Svetlana Efremova, Amy Aquino, Elisa Bocanegra, John Billingsley, Darlene Bohorquez, Solomon Burke Jr, Scott Allen Campbell, Debra Christofferson, Marc Donato, Vernon Haas, Sean Happy, Leila Kenzle, Chathy Ladman, Liz Stauber
Nazionalità: USA, 2002
Durata: 1h. 50'

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“Io ti ho creata. Io sono nel tuo sangue. Tu non puoi andare da nessuna parte finchè io non ti lascio andare. [...] ...l'amore ti umilia, l'odio ti culla, è un calmante.”
Ingrid Magnussen (Michelle Pfeiffer).

L'oleandro è un arbusto che produce ciuffi di fiori bellissimi, ma che in ogni sua parte contiene un veleno micidiale che se ingerito, anche in piccolissima quantità, distrugge il cuore paralizzandolo fino alla morte. Esattamente come può fare l'amore di una madre fin troppo premurosa, che per proteggere la figlia Astrid (Alison Lohman) le avvelena la vita negandole gli affetti più cari (in un certo senso persino il suo) e trasmettendole la sua paura di amare e di essere amata. La vita che Ingrid (Michelle Pfeiffer) mostra da sempre alla figlia è fredda e scura come quella che, per deformazione professionale, è abituata a vedere ogni giorno attraverso i negativi delle sue foto: è triste distinguere solo il nero delle sagome senza la definizione dei contorni e la gioia dei colori.

Tratto dal best-seller di Janet Fitch "Oleandro Bianco", "White Oleander" è il primo film americano del britannico Peter Kosminsky, un intrigante dramma sentimentale che segna il ritorno sugli schermi di tre bravissime attrici: Robin Wright Penn, Renée Zellweger (nei panni di due delle madri affidatarie di Astrid) e di una grandiosa Michelle Pfeiffer nei panni di Ingrid Magnussen, estrosa fotografa dall'indole selvatica e diffidente, tipica di chi è consapevole della sua superiorità e si sente per questo perennemente minacciato. Bisogna stare sempre in guardia, mai affezionarsi alle persone e mai perdonarle se ti feriscono, ma purtroppo non sempre le cose vanno come si vuole, specialmente quando ci si mettono di mezzo i sentimenti. L'algida Ingrid si innamora follemente di un uomo, il primo per il quale abbatte tutte le sue barriere e che contro ogni previsione finisce per tradirla. Divorata dalla gelosia e dal rancore deciderà di vendicarsi in modo definitivo ed indolore avvelenandolo con la tacita complicità della figlia quindicenne che per rispetto, pur prevedendo il gesto di follìa da parte della donna, non farà nulla per fermarla, scegliendo di accollarsi per il resto della vita il rimorso di non aver salvato la vita di un uomo. Ingrid verrà arrestata sotto gli occhi della figlia e portata in carcere. Da questo momento tre sono le famiglie a cui Astrid verrà affidata (cinque nel libro), mentre dalla prigione sua madre continua ad ostacolare la sua felicità ripetendole continuamente di conoscere solo se stessa e di non aver bisogno di altro. Verrà accontentata solo dopo anni di sofferenze e distacchi più o meno dolorosi e cioè quando Astrid troverà finalmente la strada giusta, rinunciando ad inserirsi nel contesto in cui viene catapultata di volta in volta, ma ritagliandosi uno spazio sfruttando il suo grande talento di disegnatrice e pittrice. L'unica cosa buona che ha ereditato da sua madre. Per uno strano scherzo del destino l'unica che potrebbe evitare il carcere ad Ingrid testimoniando e facendo cadere tutte le accuse è proprio la piccola Astrid; non sempre però arrivati ad un bivio si sceglie la strada giusta, specialmente se non si stabilisce prima dove si vuol arrivare. La scelta tra la libertà di vivere una vita serena e la schiavitù di vivere per sempre nella menzogna è apparentemente facile per chiunque, tranne quando si ha la consapevolezza che la scelta segnerà indelebilmente la vita di un figlio, tanto più un figlio verso cui si ha un enorme debito d'amore.

Un film variegato, sia nelle ambientazioni sia nei personaggi, che analizza le difficoltà dell'adolescenza e della crescita interiore quando manca la guida dei genitori; un film sulle infinite sfaccettature dell'amore: il sacrificio, il compromesso, l'odio, la vendetta, l'invidia, la gelosia ed il perdono. Diviso su due piani narrativi paralleli con da una parte il difficile rapporto odio-amore tra madre e figlia e dall'altra l'avventura di una quindicenne alle prese con le difficoltà della vita, il tutto raccontato dalla voce fuori campo della giovane protagonista Astrid Magnussen ed intervallato dai flashback che svelano particolari fino a quel momento rimasti nascosti.

Elegante e senza sbavature la regia di Kosminsky, che alla sua prima esperienza importante ha guidato al meglio un cast stellare dando ad ogni personaggio la giusta importanza senza trascurare nessuna delle primedonne, dando per assurdo un notevole risalto alla giovane protagonista Alison Lohman e cercando di attenersi il più possibile, non senza difficoltà, al libro da cui è stata tratta la sceneggiatura. Un pò surreale è apparsa la scelta delle famiglie in cui Astrid viene inserita, decisamente il sistema affidatario americano non ci fa una gran figura ma il senso del film fortunatamente non è quello di una denuncia in questo senso.


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Che pianti...
Che film...
Oh, scusate, raga... io proprio, quando si tratta di rapporti madre-figlia... mi sciolgo !!!
La Pfeiffer è bellissima e letale, in questo film, e cmq, tutto il cast, secondo me è azzeccato : attrici bravissime, ognuna ha dato il meglio...
E la frase... "L'odio ti culla... è un calmante..."... quando l'ho sentita la prima volta, anni fa, non la capii tanto : dopo certe esperienze. Ho compreso.
E concordo.
Eppure... benchè ti culli... e ti calmi... ti avvelena il sangue...
... come un oleandro...




Edited by arihagne - 13/7/2006, 01:36
 
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