deborah mayfair |
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| vale anche per questo film lo stesso discorso... ti riporto anche qui un pezzo di recensione di http://cinema.castlerock.itCon questo film, datato 1994, Quentin Tarantino ha dato una svolta al cinema degli anni '90, contaminando i generi, ridefinendo l'estetica della violenza, e abbattendo le vetuste ma sempre presenti distinzioni tra cinema "d'autore" e "di genere". E' un'operazione squisitamente popolare, quella di Tarantino (lo stesso titolo, come č noto, viene dalla narrativa cosidetta "pulp", storie pubblicate su riviste popolari a partire dagli anni '30 del secolo scorso), che tuttavia nasconde molteplici influenze, riconducibili indifferentemente a un universo cinematografico pių "alto" e ad uno pių "di genere": cosė l'etica e l'estetica del noir (riproposte e sovvertite dal regista) si mescolano con l'exploitation, cosė l'universo dei gangster tanto caro a Martin Scorsese viene svuotato delle sue regole e del suo fascino, cosė la rappresentazione estrema della violenza, mutuata da autori come Sergio Leone e Sam Peckinpah, viene trasformata in iperbole grottesca, come in un film d'azione di Hong Kong degli anni '70. Tarantino, quindi, prende tutte queste influenze e le rimescola in un unico calderone, che č poi quello della sua smisurata, onnivora passione cinefila, costruendo un film che sorprende per armonia e compattezza stilistica.
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